venerdì 2 settembre 2011

FOGGIA, CHIUSO IL POZZO DI MASSERIA PANTANO

Ieri, 1 settembre 2011,  il G.A.A.S. è sceso in campo "attenzionando" una fossa a cielo aperto situata nell'area interna di Masseria Pantano, forse nell'ex cortile antistante all’ingresso dei servizi della storica struttura. Consapevole del valore storico-culturale che ha la fossa e non conoscendone bene la matrice (forse un pozzo per la raccolta dell'acqua o una fossa granaria presumibilmente ai tempi di Federico II di Svevia), il Guppo di Azione e Animazione Sociale., munito di una pedana e tavole di legno, tondini di ferro, pale, zappe, martelli, nastro bicolore (rosso/bianco) e cartelli di segnalazione, ha coperto la fossa transennandola con vistosi cartelli di pericolo "ALT - Pozzo Aperto". Un'azione, questa, sentita e voluta dall'associazione, dovuta verso chi frequenta quell'area sia per gioco (e mi riferisco ai ragazzi che soventi e incautamente improvvisano giochi di strada), sia per escursioni o per altre iniziative spesso non conformi alla legge. Una "Messa in Sicurezza" artigianale, quanto basta per evitare spiacevoli conseguenze. Senza entrare nei particolari di drammi atroci, come il caso dei due ragazzi di Gravina di Puglia (BA) precipitati all'interno di una cisterna sotterranea attraverso un foro più piccolo di quello della fossa in oggetto, il G.A.A.S. con questo gesto ha ritenuto opportuno sensibilizzare, anzi svegliare le coscienze assopite e distratte (mettiamola così) di chi ci amministra, di chi dovrebbe sovraintendere questi beni seppur privati ma di pubblico dominio e libero accesso, di chi dovrebbe garantirci la sicurezza, di chi ha il dovere d'informare e comunicare il pericolo mediante i mezzi a loro disposizione, così da interessare pubblici e privati a convenire sul ripristino della fossa e di tutta la masseria. 
Un monito eseguito dall'associazione di volontariato e amplificato dal sottoscritto attraverso il suo lavoro, quello di giornalista, che non si limita solo a informare, bensì a comunicare ad alta voce il problema, allertando la comunità foggiana. Entrando nei particolari della giornata operativa del G.A.A.S., la "messa in sicurezza della fossa" si è svolta in un clima sereno, cosciente di ciò che si stava per eseguire, collocando una semplice pedana di legno (il pallet) sulle tavole di legno che hanno coperto il foro della fossa e bloccandola con dei massi. Poi, con il nastro bicolore rosso/bianco (quello previsto dalla legge per limitare aree a rischio) si è avvolta la struttura artigianale, e con un palo alto si sono sistemati due cartelli di pericolo con la scritta predetta, tali da essere ben visibili a tutti ed a una sicura distanza di sicurezza. Tutto qua, senza rovinare l'antica struttura e il bordo di pietra della fossa.
Ora si attendono quelle risposte rivolte ai "sensibilizzati" affinché l'area venga sottoposta a divieto di transito e sosta. L'auspicio è che quest’azione non sia il solito segnale inascoltato, ma anche e soprattutto l'avvio per i lavori di chiusura della fossa con una corretta copertura, naturalmente nel rispetto del manufatto, rendendolo fruibile alla cultura e visitabile dalla collettività. Resta comunque che la fossa, o pozzo che sia, è parte integrante di una struttura dal valore storico-culturale inestimabile, Masseria Pantano appunto, che si spera non non rimanga l'attuale discarica per elettrodomestici (al suo interno è visibile una lavatrice). L'appello corale che il G.A.A.S., io, l'associazionismo, chiunque abbia a cuore la storia e la cultura di Foggia, è rivolto ai soggetti ed enti pubblici, ai suoi proprietari, affinché convergano su interventi mirati al recupero e valorizzazione del sito, "donando alla Capitanata un gioiello da far brillare con la sola luce della sua piena fruibilità". 
Ricordo che Masseria Pantano è avvolta da una folta vegetazione alta e secca che in questi periodi molto caldi è fonte di incendi e perciò pericolosa per la stabilità dell'antico stabile e per la salute del vicino abitato a ridosso della masseria, un abitato oggi divenuto cospicuo. Termino ponendo l'accento sul fatto che Masseria Pantano urge di una bonifica sanitaria poiché il suo interno è sede d'immondizia di ogni genere, è meta di tossicodipendenti senza scrupoli e spesso di sfortunati clochard, nonchè sede abituale di animali randagi, ratti e serpi che “visitano” i sottoscala dei vicini appartamenti. Basta poco per evitare drammi e, termino, depauperare il sito anche dei bellissimi e insostituibili "caroselli" che nei secoli costituivano il tetto della masseria e che un tempo venivano utilizzati per fuochi pirotecnici artigianali. L’auspicio è che dopo questo intervento, dopo il reportage fotografico e video, l’Amministrazione Comunale intervenga e con essa le Istituzioni, sia per ripristinare sicurezza, legalità e salubrità al sito, sia per donare alla collettività un bene inestimabile risalente a Federico II di Svevia.  Ad Maiora!

Nico Baratta

2 commenti:

  1. vivo in quel quartiere devo dire che la situazzione è ancor più grave perchè la zona è deposito di polvere di "eternit". un certo nico patella del CONI aveva proposto delle iniziative, ma nulla più. il problema è che il sito di M. Pantano è privato, quindi il comune non può intervenire su propria iniziativa ma solo dietro denunce dei cittadini.

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  2. Sappiamo che Nico Palatella del Coni sta promuovendo la nascita di un comitato di quartiere, veicolo per denunciare la grave situazione della Matteria. Se vivi in quel quartiere puoi rivolgerti a lui.

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