sabato 23 gennaio 2010

SPORTELLO DI ASCOLTO E MEDIAZIONE SCOLASTICA - I° CIRCOLO N.PARISI E COOPERATIVA SCURPIDDU



La scuola non è un asettico contenitore fisico, chiuso in un rigido isolamento di cemento. E’ uno spazio relazionale articolato, in costante rapporto dialettico con l’esterno, in una molteplicità di connessioni, percorsi e relazioni che fanno dell’edificio scolastico un “sistema edificante”, dalle mura aperte e flessibili. Essa si configura come un vero e proprio organismo vivente costituito da una mente (il collegio dei docenti), da un cuore (il consiglio di circolo) e dalle membra (l'insieme dei bambini e dei loro genitori); noi aggiungiamo da braccia accoglienti ed orecchie attente al disagio scolastico e familiare dei bambini che la abitano e dei rispettivi genitori. Il benessere di ogni bambino dipende dalla qualità delle relazioni che caratterizzano il suo ambiente di vita. Ne consegue che le difficoltà socio-familiari si ripercuotono inevitabilmente sulla serenità e sull’andamento scolastico dei bambini. Ed è questo sguardo globale, attento e sensibile al mondo dell’infanzia, che ha spinto il Primo Circolo Didattico “N. Parisi” di Foggia ad attivare uno Sportello di Ascolto e Mediazione Scolastica, afferente al progetto “Scuola a.m.i.c.a. – Ascolto Mediazione Informazione Comunicazione Accoglienza” (Delibera n. 35/2009 del Consiglio di Circolo del 25/11/2009) in collaborazione con la Cooperativa Sociale Scurpiddu, che da circa due anni promuove la Mediazione Sociale quale strumento di dialogo e messa in comunicazione tra istituzioni e cittadini, fungendo da “ponte” tra il territorio ed i servizi. Il progetto intende offrire un servizio gratuito di ascolto, orientamento, accompagnamento e mediazione-prevenzione dei conflitti, rivolto alle famiglie degli alunni che vivono situazioni di disagio psicologico, familiare, socio-economico e relazionale, gestito dall’ Ins. Salvatore Vincenzina, referente dell’Area Disagio Scolastico e dagli operatori della Cooperativa Sociale Scurpiddu. Lo sportello nasce quale punto di riferimento informativo e di raccordo tra la scuola ed i servizi sociali locali, con l’intento di contribuire alla comprensione-risoluzione del problema presentato, allargando il raggio della visione e la rete degli interventi possibili, con l’auspicio di innescare processi di auto-aiuto e di comunicazione collaborativa tra scuola, famiglia e territorio. In linea con l’ottica sistemico-relazionale, secondo cui se il singolo bambino non vive relazioni gratificanti ne risentirà l’intero sistema scuola, esso prevede, inoltre, uno spazio rivolto agli alunni, di confronto e gestione condivisa di conflitti interni al gruppo classe. Ponendosi come laboratorio sperimentale di ricerca di soluzioni costruttive rispetto a problematiche relazionali sorte in ambito scolastico, il “Progetto Scuola a.m.i.c.a.” intende fare della mediazione scolastica un valido strumento di intervento pedagogico per educare adulti e fanciulli alla difficile ma essenziale arte del dialogo, della negoziazione, dell’ascolto empatico dell’altro e del rispetto reciproco. Lo sportello sarà attivo tutti i giovedì dalle ore 09:15 alle ore 11:15 a partire dal 28/01/2010 presso l’aula della biblioteca magistrale della scuola e dalle ore 17:30 alle ore 19;00 presso la sede della Cooperativa Scurpiddu in Via Meridiana n. 58. Per informazioni e appuntamenti rivolgersi all’Ins. Salvatore Vincenzina tel 0881-617816 o al Presidente della Cooperativa Grillo Benvenuto cell. 3204094562

Anna la Cecilia

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LA MEDIAZIONE SOCIALE - PER UNA POLITICA DI RIGENERAZIONE SOCIO-URBANA




La Cooperativa Sociale Scurpiddu e l’Associazione di Volontariato G.A.A.S., operanti nei Quartieri Settecenteschi di Foggia interessati da un progetto di Rigenerazione Urbana denominato per l’appunto “NuoviQuartieriSettecenteschi”, attraverso iniziative pubbliche di animazione di strada realizzate nel piazzale antistante l’ex Gil, da circa tre anni stanno sollecitando le istituzioni competenti alla riconversione della palestra ex-Gil di Via Matteotti in un Centro di Integrazione Socio-Istituzionale (C.I.S.I.), uno spazio relazionale che rappresenti un costante punto di riferimento per giovani, famiglie ed istituzioni. Un Centro di Mediazione pilota che, in rete con le circoscrizioni, i Servizi Sociali ed ogni altra realtà associativa locale, ricomponga la frammentazione che caratterizza il nostro territorio. Perché la rete esiste da anni, ciò che manca è un lavoro paziente di continua tessitura delle sue trame, laddove troppo spesso l’assenza di comunicazione, la parcellizzazione degli interventi e gli interessi economici ne determinano interruzioni, strappi o vuoti relazionali. La conflittualità diffusa, agita o latente, simbolica o sintomatica, investe tutta la comunità locale, dai giovani, alle istituzioni, ai cittadini. Tale scenario ha indotto la Cooperativa Sociale Scurpiddu e l’Associazione di volontariato G.A.A.S ad adottare e promuovere lo strumento della Mediazione Sociale per facilitare i rapporti tra enti istituzionali e cittadinanza e per generare un confronto dialogico-costruttivo sulle questioni di pubblico dominio. Notevole e meritevole l’interesse a riguardo manifestato da Assessorati rilevanti quali quelli con delega all’Urbanistica, alle Politiche Sociali, alla Sicurezza. A partire dalla questione dei Quartieri Settecenteschi, infatti, è stato possibile attivare un dialogo costante con Il Sindaco Gianni Mongelli, il Vice Sindaco Lucia Lambresa e gli Assessori Pasquale Pellegrino e Nicola Lo Muzio, rispettivamente alle Politiche Sociali e all’Urbanistica. Unanime il loro parere positivo rispetto allo sviluppo di politiche partecipative e inclusive che puntino al ripristino di una corretta comunicazione, in funzione di una nuova percezione di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Il progetto C.I.S.I., il cui costo di riqualificazione calcolato con l’ausilio dell’architetto Alessia Cordisco ammonta a circa 2 milioni di euro, è stato elaborato con la partecipazione attiva dei residenti nella ricerca di soluzioni condivise rispetto a criticità e problemi emersi dalla reale e diretta percezione dei loro disagi. La mediazione sociale, infatti, non si pone l’obiettivo di dare o imporre soluzioni bensì di sviluppare autonomia di pensiero e di azione. I suoi scopi mirano all’ emersione e alla valorizzazione di tutte le risorse che un territorio contiene, in primis quelle umane. Da queste si deve ripartire per attuare politiche che, oltre ad agevolare il compito delle istituzioni nelle complesse operazioni di offerta servizi di interesse collettivo, contribuiscano alla prevenzione/contrasto del malcontento diffuso, con un sostanziale abbattimento delle spese sociali. Promuovere l’empowerement personale attraverso forme di auto-mutuo aiuto significa, infatti, ridurre i costi connessi all’ erogazione di contributi assistenziali a favore dell’emancipazione individuale. Agevolare l’accesso ai servizi attraverso la ramificazione sul territorio di sportelli di mediazione che supportino il cittadino nella ricerca di opportunità socio/economiche/culturali/abitative significa evitare l’esclusione sociale in favore della reimmissione nei circuiti della partecipazione alla vita collettiva. Promuovere forme di auto-organizzazione del tempo libero dei giovani e del tempo collettivo della comunità, sviluppare azioni di progettazione partecipata, significa accrescere la coesione sociale, con conseguente assunzione di responsabilità collettiva e riduzione dell’azione repressiva, in funzione di un concetto di “sicurezza” fondato sulla “cura” delle relazioni di fiducia tra i membri della comunità piuttosto che unicamente su azioni repressive agite dalle forze dell’ordine. Impiegare figure che facilitino la comunicazione-negoziazione tra parti contrapposte significa evitare l’inasprirsi di conflitti sociali che spesso sfociano nelle aule dei Tribunali. Come dimostrano le ultime vicende urbanistiche, tale conflittualità investe anche la sfera politico-amministrativa, sempre più spesso incline ad atteggiamenti ostruzionistici che perseguono obiettivi privati piuttosto che l’interesse collettivo.
Coscienti di quanto difficile sia la situazione economico-finanziaria dell’Amministrazione Comunale, impegnata su più fronti nella risoluzione di gravissime criticità sociali, occupazionali ed amministrative, l’Associazione di volontariato G.A.A.S. e la Cooperativa Sociale Scurpiddu, chiedono al Sindaco, alla sua Giunta e al Consiglio Comunale di impegnarsi nell’avviare progettualità condivise, calibrate sui reali bisogni dei cittadini. Interventi che puntino da un lato verso il riutilizzo sociale delle infrastrutture in disuso, dall’altro verso l’utilizzo, lo sviluppo e la diffusione della cultura della mediazione quale nuova modalità di rigenerazione del tessuto sociale, di riappropriazione degli spazi e di recupero del perduto senso dell’identità, della storia e dell’ appartenenza comunitaria.


Anna la Cecilia

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QUEL VUOTO DI NOIA GRANDE QUANTO UN BUCO NERO


La macchina del tempo avanza inesorabile, portando con sé gli anni, che invece scivolano via, come olio su un vecchio motore, lasciando tracce del passato che convivono coi segni del presente, nel loro mutismo decadente, tra polverose e roboanti urla infantili. L’imponente scritta “GIOVENTU’ ITALIANA” resiste all’usura del tempo, quasi come un monito di ferro, incrollabile memoria abbarbicata ai muri fatiscenti della palestra ex-Gil di Via Matteotti, un tempo fulcro della preparazione spirituale e sportiva della gioventù foggiana, seppur funzionale all’ideologia di un regime fortunatamente estinto. Oggi In totale stato di abbandono, il vecchio edificio storico è diventato ritrovo di “ragazzi di strada”, spesso identificati in “bande giovanili” dedite a varie forme delinquenziali. GIOVENTU’ BRUCIATA!” direbbero gli anziani che quella palestra l’hanno vissuta, in cerca di un ipotetico capro espiatorio dell’attuale degrado socio-urbanistico. Risalgono a poco meno di un mese, infatti, gli ultimi episodi vandalici di una lunga serie protratta nel tempo che va dai muri imbrattati alla facciata anteriore perennemente murata e puntualmente distrutta, dai falò appiccati all’interno della struttura alle indecenti condizioni del cortile sepolto dalla spazzatura. Ma esiste davvero un unico colpevole? O forse questi manifesti comportamenti distruttivi messi in atto dalle nuove generazioni non sono altro che il sintomo più evidente di un disagio sociale più ampio, che esprime la mancanza di un vero senso di appartenenza alla propria città, di un vuoto di noia grande quanto i buchi neri nei muri e nel tessuto sociale? I ragazzi si sentono quasi autorizzati ad infierire su un bene che la Città ha dimenticato, come un rimprovero emesso nel linguaggio primordiale della violenza. Come una denuncia inconsapevole verso quegli adulti che hanno dimenticato il loro bisogno di socializzazione e limitato le loro opportunità di espressione, che non possono certo ridursi a quattro calci rabbiosi dati al pallone per strada. Tutto ciò fa sì che una struttura potenzialmente utile alle necessità della città che la contiene rappresenti, per assurdo, un potenziale costante pericolo per i ragazzi che la frequentano abitualmente e che, coscientemente o incoscientemente, ne rivendicano la proprietà. Posta tra il Centro per Anziani “N.Palmisani” ed il I Circolo Didattico “N. Parisi”, nel cuore antico della città, per la sua strategica collocazione mediana, opportunamente ristrutturata, potrebbe invece rappresentare un perfetto collante tra anziani, bambini e famiglie, il pezzo mancante di un puzzle raffigurante una perfetta ”isola sociale” che consenta l’interazione/integrazione tra la “gioventù”di ieri e quella di oggi.

Anna la Cecilia

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venerdì 8 gennaio 2010

GIU' LA TESTA - Foggia Sotterranea - La loquacità dei silenzi



Esiste un luogo sospeso tra passato e presente, luci ed ombre, memoria ed oblio. Un’ eco lontana di passi, grida e mura disfatte che rimbalza da superfici sotterranee, nel silenzio umido e ovattato di cavità ancestrali. Una sottile linea orizzontale che divide la città luccicante e rumorosa dalla città buia e sommersa. L’una avvolta dentro l’altra, come un’enorme Matrioska che racchiude in sé le metamorfosi stratificate nel tempo.
La storia delle nostre radici affonda verticalmente nella terra, cammina sotto i nostri piedi, facendosi strada tra grotte e passaggi segreti, in cerca di una fessura che le dia luce e voce.
Dare visibilità alla "città profonda" è quanto auspicato dalla II Edizione di “Giù la testa. Foggia Sotterranea” intitolata “La loquacità dei silenzi” - rassegna d’arte, storia e archeologia del sottosuolo - promossa da Sit Consulting e Girotondo Pugliese, patrocinata da Comune di Foggia, Provincia di Foggia e Regione Puglia, con la partnership di Comune e Pro loco di Bovino.
La manifestazione ha inteso rivitalizzare gli ipogei urbani “per dare un nuovo impulso alla politica culturale, mettendo a disposizione contenitori suggestivi, capaci di ospitare un festival con una duplice anima, artistica e scientifica”, come ha sottolineato l’ideatrice del progetto Ester Fracasso. Dal 18 Dicembre 2009 al 09 Gennaio 2010, negli ambienti sotterranei di Santa Chiara, è stato possibile visitare la mostra multimediale sul tema degli ipogei urbani, allestita da Francisco Cabanzo sotto la Direzione artistica di Liliana Fracasso e realizzata con la collaborazione di Italia Nostra, del Foto Cine Club e della Cooperativa Sociale Scurpiddu. Quest’ultima si è occupata della comunicazione sociale con gli abitanti delle grotte, coinvolgendo direttamente i cittadini nel progetto di valorizzazione del patrimonio culturale della città di Foggia.
La mostra ha illustrato i suggestivi scenari del sottosuolo foggiano, attraverso materiale fotografico e video (video maker Sergio Grillo), ripercorrendo visivamente le origini della città, dall’ antico pantano alle grotte tutt’oggi abitate.
Secondo Francisco Cabanzo essa “ ripercorre l’idea della città su e della città giù, come metafora dell’anima umana. Pensiamo ad una città che è stata vittima, tante volte, di tragedie, saccheggi, terremoti, avvenimenti che l’hanno violentata, deturpata, devastata a tal punto che i suoi abitanti si sentono stranieri. Invece la grande sorpresa è stata quella di scoprire che i foggiani sono molto legati alla città sotterranea .
I proprietari/affittuari delle grotte comprese tra il Centro storico ed i Quartieri Settecenteschi di Foggia, infatti, si sono mostrati molto disponibili con gli operatori della Cooperativa Scurpiddu rispetto all’iniziativa, accettando ben volentieri di immortalare l’intimità delle loro “abitazioni sotterranee” nonché di raccontare, dinanzi al grande occhio fisso della telecamera, aneddoti connessi agli ipogei, anch’essi sotterrati da fitti strati di tempo. Testimonianze preziose che documentano le trasformazioni storiche delle grotte, un tempo stalle o riparo dai bombardamenti durante le guerre, oggi adibite a residenze o botteghe abitate da qualche attempato, nostalgico, artigiano. Perché Foggia, si sa, ha un’anima antica, soffocata, che merita respiro. La città invisibile e silente oscilla sul filo della storia, in equilibrio precario, tra manualità e serialità, tra vecchio e nuovo, tra tradizione e modernità. Gli anziani maestri dell’arte manuale si collocano al centro di un dualismo armonico in cui passato e futuro si incontrano, intrecciandosi. Le storiche botteghe artigiane, opportunamente tutelate e valorizzate, inserite in progetti più vasti di rigenerazione urbana, potrebbero divenire luoghi di incontro e di formazione per le nuove generazioni oltre che opportunità di sviluppo economico, culturale e turistico.
Prima che il filo si spezzi, occorre ripartire da qui, dal basso più basso che c’è, dalla profondità del tempo e dello spazio, dalla voce di chi è custode pregiato di una cultura e di un sapere antico, in estinzione.
Ma la storia non muore se raccontata e fatta rivivere attraverso manifestazioni culturali come questa. Se c’è ancora chi, con la testa in giù, scava e si domanda, in silenzio - ”Quale linea separa il dentro dal fuori, il sotto dal sopra?” - .

Anna la Cecilia


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