Raccontarsi ed imparare l’italiano
cucinando. “Parla come mangi: la lingua
per parlare e per gustare” è il laboratorio di cucina interetnica ed
autobiografica, partito dal mese di Ottobre, nato con l’obiettivo di condividere usanze e tradizioni culinarie dei diversi Paesi del Mondo e sperimentare la cucina come canale di dialogo, apprendimento e socializzazione. Il laboratorio è rivolto a 9 ragazzi, 8 minori
stranieri non accompagnati ed un italiano, ospiti della Comunità Educativa
Scurpiddu.
Gambia, Burkina Faso, Italia, Marocco, Bulgaria, Bangladesh, questi i
continenti dei cuochi migranti che ogni settimana prepareranno un piatto tipico
del proprio Paese, sapori legati a ricordi d’infanzia, a giorni trascorsi con
le persone amate, adesso lontane. Uno spazio in cui il familiare e lo
sconosciuto si incontrano per ritrovare un pezzo di casa e riportarlo in tavola
insieme agli altri commensali, condito da aneddoti, antiche memorie e nuove
parole da assaporare, assimilare ed interiorizzare.
TAJINE: PIATTO TIPICO DEL MAROCCO
Il primo incontro ha visto il
Marocco ai fornelli con Radwan, che ha cucinato il Tajine, un piatto che prende il nome
dal particolare tipo di pentola che viene usata in Medio Oriente per cucinare.
Qui di seguito la ricetta per 10 persone:
1 kg e 1/2 di carne di vitello/manzo a pezzi, 4 cipolle, 2 spicchi d'aglio, 3 zucchine, 3 patate, 3 pomodori, prezzemolo, 1 cucchiaio raso di: sale, pepe, zenzero, curcuma, zafferano, peperoncino, coriandolo, curry, cumino, 1 cucchiaino di cannella.
RICORDI DI GUSTO
"La prima volta che ho cucinato questo piatto avevo 12 anni. L' ho preparato per mia madre che non stava bene. Spesso lo cucinavo per i miei amici. Di solito eravamo in 7, facevamo il pic nic la mattina a Bane Mallal, la mia città, io preparavo il fuoco con la legna e poi quando era pronto si mangiava il tajine insieme, raccogliendo la carne ed il sugo con un pezzo di pane."
LA STORIA DI RADWAN
"Mi chiamo Radwan, ho 18 anni appena compiuti (il 7 Ottobre) e vivo a Foggia dall'Aprile 2016. Sono partito in aereo il 21 Novembre 2015 dalla città di Beni Mallal in Marocco, destinazione Istanbul, in Turchia. Avevo portato con me 2.060,00. La mia ultima destinazione sarebbe stata l'Italia. In viaggio con me c'erano altre 7 persone. Ho soggiornato con questi amici in un hotel di cui non ricordo il nome per 8 giorni. In 5 ci siamo imbarcati per la Grecia insieme ad altre 50 persone circa, su una barchetta piccola. Il viaggio è durato 8 giorni per arrivare sull'isola verde di Lesbo, a Mitilene, in Grecia. Sono stato costretto a dire di essere siriano per farmi accogliere al campo profughi. A tal fine abbiamo buttato tutti i documenti in mare. Resto a Mitilene per 8 giorni quindi pago 50 € per ottenere i documenti falsi che attestano che vengo dalla Siria. Con un'altra imbarcazione e pagando altri 50 € mi imbarco per Yonan, altra città greca. Il viaggio dura 8 ore. Qui sono costretto a rimanere 50 giorni in un campo misto con uomini, donne di tutte le età e le nazioni. Scappo di nascosto dal campo e parto in treno per raggiungere la Macedonia. Il mio amico Adel, partito con me dal Marocco, è stato arrestato perchè era senza documenti e rinchiuso per circa 6 mesi in una prigione ad Yonan. Nel frattempo altri 4 amici erano scappati in Italia. Resta con me solo Muasin, anche lui di 17 anni come me. Dovrebbe essere fine Gennaio. Resto in Macedonia per 8/9 giorni. Qui dormiamo per strada, mendichiamo cibo, la mafia ci minaccia e ci ruba i soldi. Anche la polizia qui era corrotta, ci hanno rubato i cellulari. Tre uomini si sono avvicinati a noi offrendoci un passaggio in macchina a pagamento, quando hanno visto i soldi hanno chiamato altri amici e con un coltello grande tipo macete ci hanno minacciato, volevano rapirci ma siamo riusciti a scappare. Conoscevo molte storie raccontate in Marocco di gente con le armi che veniva uccisa e minacciata. Faceva molto freddo. Ho continuato il viaggio a piedi sotto la pioggia e la neve, verso la Siria, a Belgrado. Con me c'era Muasin, a cui si sono aggiunti altri due ragazzi, Said, algerino, e Ahmed, iracheno. Al campo profughi di Belgrado restiamo solo un giorno. Ci infiliamo di notte in un treno merci di nascosto, rompiamo con un coltellino il tetto di stoffa e riusciamo ad arrivare in Ungheria, con poco cibo e tanto sonno. Qui ci fermano alla frontiera e ci portano al campo profughi a Budapest. Vi restiamo per circa 10 giorni. La polizia ci prende le impronte digitali, ci fa le foto, ci registra. Compiliamo questionari in cui siamo costretti ad affermare che l' "Ungheria è buona", al contrario, ci dicono, c'è il carcere. Chiamo mio padre in Marocco che contatta un amico in Francia che mi spedisce 70 €. Impiego 50 € per pagare un passaggio abusivo verso l'Austria. Siamo in tre a pagare 50 € a testa, con me c'è sempre Muasin ed altri due che non conosco. Il tempo di comprare il biglietto per il treno e parto per Milano (20 € circa). A Milano ci aspetta la sorella di Muasin, Fatima, che ci ospita a casa sua. Resto 8 giorni, quindi saluto il mio amico che resta a Milano. Prendo il primo treno che trovo pur di andare via da Milano, città piena di droga, brutta gente e pochi amici. Nessuno dei miei conoscenti che ci era già stato parlava bene di Milano. Forse perchè molti miei amici del Marocco me ne parlavano, decido di scendere dal treno proprio a Foggia. Passo il viaggio nascondendomi in bagno per non essere visto dal controllore. Arrivo a Foggia a fine Marzo di quest'anno. Vengo aiutato da alcuni ragazzi dell'Help Center, vicino la stazione. Mi portano alla Caritas per mangiare e dormire. Poi vado ai carabinieri per chiedere aiuto e mi portano alla Comunità Educativa Scurpiddu l'8 Aprile 2016. Sono 6 mesi che sono qui, adesso sto studiando ed imparando l' italiano. Spero un giorno di lavorare. In Marocco facevo l'imbianchino, ma mi piacerebbe fare qualsiasi lavoro. Spero un giorno di poter mandare i soldi in Marocco per aiutare i miei genitori."
Radwan
Anna la Cecilia
Coop. Soc. Scurpiddu
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