sabato 28 gennaio 2017

"Parla come mangi: la lingua per parlare e per gustare" - storia e ricetta di Antonio, Italia

Antonio ha da poco compiuto 18 anni. Nonostante la giovanissima età, ha già alle spalle un passato di carcerazione e detenzione domiciliare per reati contro il patrimonio. Attualmente sottoposto agli arresti domiciliari presso la Comunità Educativa Scurpiddu, con fine pena nel 2019, Antonio oggi sta provando ad imparare un mestiere che possa permettergli di immaginare e costruire un futuro lontano dai Tribunali e dalle porte chiuse di un carcere.  Una nuova chiave per rileggere il proprio passato, chiudere alcune porte ed aprirne di nuove. Certo, sarà più faticoso che aprire porte blindate o macchine di ignari proprietari, ma imparare, realizzare cose con le proprie mani, costruire la propria vita e guidarla verso scenari più liberi e sereni, non ha prezzo, non vale neanche un solo secondo dei propri anni dentro un carcere angusto, un solo centesimo sottratto a qualcun altro. Questo, Antonio, lo ha imparato sulla propria pelle, costellata di tatuaggi e cicatrici che, giorno dopo giorno, impallidiscono e svaniscono per far spazio ad una nuova pelle. L'aver accettato di pubblicare la propria storia e le proprie foto già testimoniano il suo nuovo coraggio e la metamorfosi che è in atto. Perchè, dietro ai suoi atteggiamenti da "guappo di quartiere", Antonio è un timido e adesso starà ridendo per nascondere l'imbarazzo di rivedersi in queste righe.
Appassionato di cucina, ha scelto di condividere con i suoi compagni una ricetta che si mangia solo a San Severo, sua città di nascita, il giorno di Natale: la Zuppetta.

RICETTA ZUPPETTA DI SAN SEVERO (per 12 persone)
4 litri di brodo di tacchino, mezzo kg di caciovallo, 1 kg di scamorze o trecce, 1 kg di tacchino, 1 kg e 1/2 di pane pugliese, parmigiano, cannella e pepe a piacere
Preparazione
Preparare il brodo con coscia e petto di tacchino, 3 patate, 10 pomodorini, 1 gambo di sedano, 3 carote. Nel frattempo far abbrustolire le fette di pane e, una volta cotto, sfilacciare il tacchino  in brodo. In una teglia da forno alternate come una lasagna le fette di pane abbrustolito, leggermente bagnato con il brodo, il tacchino sfilacciato, la mozzarella,  le fette di caciocavallo ed il parmigiano grattugiato. Si procede in questo modo fino quasi all'orlo della zuppiera/vaschetta. Porre in forno caldo a 180 ° e ogni 10 minuti bagnate la teglia con il brodo bollente finchè il tutto sarà ben amalgamato e si sarà formata una bella crosta in superficie. 








RICORDI DI GUSTO
Questo piatto, inevitabilmente, mi ricorda i pranzi di Natale con la mia famiglia. E' uno dei miei piatti preferiti. Da noi a San Severo è una tradizione immancabile. Questa è la prima volta che lo cucino, mia nonna è bravissima a cucinare questo piatto.

LA STORIA DI ANTONIO
"La prima volta che sono entrato in una Comunità avevo 15 anni, era l'8 Agosto 2014. Avevo commesso il reato di rapina impropria a piede libero, avevo rubato una collanina d'oro ad una donna e poi rubato in un capannone della zona P.I.P. a San Severo. Già da quando avevo 10 anni trascorrevo il mio tempo fumando, bevendo e rubando macchine, per me era un gioco, un divertimento. Dopo 6 mesi in Comunità ho avuto un aggravamento di un mese presso l'Istituto Penale Minorile "Fornelli" per aver trascorso tutta la mattinata fuori per via di uno sciopero a scuola, sebbene fossi stato autorizzato dal giudice ad uscire e rientrare solo a determinati orari stabiliti. L'esperienza in carcere, vi assicuro, non è il massimo, però io cercavo di ammazzare il tempo facendo sempre palestra, giocando a  calcio e biliardino. Trascorrevo almeno 20 ore in cella, la mattina seguivo un corso di falegnameria che mi piaceva molto, ho ancora i quadri e gli oggetti realizzati conservati a casa mia, dopo avevamo un'ora d'aria e rientravamo in cella per poi avere un'altra ora d'aria nel pomeriggio. Spesso c'erano atti di violenza da parte degli altri detenuti minorenni, a me non è mai capitato nulla. Sono tornato in Comunità ad Aprile del 2015 e dopo due mesi ho fatto richiesta di domiciliari, al sesto mese me li hanno concessi. Sono stato circa un mese e mezzo a casa in regime di carcerazione domiciliare ma stavo sempre fuori, così un giorno ho commesso altri reati cioè  tre rapine, di cui una in un distributore di benzina e due in un negozio. Mi hanno portato di nuovo a Bari, sono stato 48 ore nella cella di Prima Accoglienza in attesa del G.I.P. (Giudice Indagini Preliminari) che mi ha confermato la galera, questa volta per 5 mesi e 15 giorni. La seconda esperienza è stata meno traumatica della prima, ogni giorno mi ripetevo "Prima o poi devo uscire per andare in Comunità" e mi facevo forza. Il 15 Gennaio 2016 sono ritornato, per la terza volta, alla Comunità Scurpiddu, ormai è un anno che sono di nuovo qui, questa volta il tempo è volato perchè conosco l'ambiente, è come una casa, una famiglia. Adesso sto frequentando un corso di panetteria e pasticceria all'Enac Puglia che mi piace molto. In Comunità poi sperimento quello che imparo a scuola. Le mie specialità sono  la torta con la crema e la torta cioccolato e pera.

 A Maggio il corso finirà e chiederò i domiciliari a casa con la possibilità di lavoro al bar di mio zio, così da mettere in pratica quello che sto imparando. Oggi posso dire che mi sento cambiato,  più maturo e riflessivo, adesso ci penso prima di fare una "cavolata". In futuro mi piacerebbe sposarmi, avere dei figli e lavorare in una pizzeria/panificio. Voglio solo tranquillità adesso, ho già fatto le mie esperienza, è tempo di cambiare."

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