mercoledì 7 aprile 2010

OMICIDIO VIA INTONTI: IL G.A.A.S. SI UNISCE AL LUTTO CHE HA COLPITO IL CUORE DEI QUARTIERI SETTECENTESCHI. Lettera di un Socio

L'ultima scena di violenza avvenuta a Foggia in via Intonti è l'atto più tragico che non doveva mai capitare; purtroppo in questa tragedia la signora Giovanna Ferrandino è morta ed il marito è in grave condizioni: quale sarà il futuro per i tre loro figli? Il giorno dopo la sparatoria violenza chiama violenza, scene inaudite di vera follia: distruzione dell’auto dell’omicida, saccheggio della casa, ragion per cui moglie e figlio hanno dovuto spostarsi per sempre, credo, dalla propria abitazione di via Intonti. Per un periodo frequentavo una coppia, lei polacca, lui di foggia, i quali convivevano in una grotta in via Giannini, una parallela di via Intonti; ebbene spesso, soprattutto di sera, arrivava la pattuglia della squadra mobile per sedare focolai di esasperazione e di fortissima agitazione che nascevano per questioni legate soprattutto al parcheggio; i/le poliziotti/e si trovavano davanti coalizioni di uomini e donne con un’aggressività troppo non umana, a fronteggiarsi con tantissimo odio e rancore. Spesso, davanti ai loro figli, questi signori impugnavano coltelli da cucina oppure minacciano di usare sedie e stenditoi come possibili mezzi per fare davvero male. E allora ho compreso che lì vige un’antica consuetudine che si trasmette geneticamente, un organizzazione dei posti auto che quei cittadini si sono “auto riservati”, è cosa loro e basta. E’ un pezzo di no-città, tipo casba, che quei cittadini ritengono che sia il loro da quando viveva ancora il nonno fino all’automobile dell’ultima figlia e non c’è ragione che tenga.
Nell'ultimo caso di via Intonti pare che la causa ultima dell'omicida fosse legata al volume dello stereo della vicina troppo alto... allora mi chiedo che cosa sia capitato, negli anni e anni e anni, nella mente dell'assassino per arrivare a compiere quel gesto… Mi chiedo che forma ha preso la relazione di vicinanza-lontananza tra questi soggetti… nel tempo la comunicazione verbale tra le vittime e il carnefice s’è sviluppata, purtroppo è degenerata, in una comunicazione non verbale: “siccome la nostra vicinanza-lontananza è diventata da pubblica-sociale a intima-personale e siccome con le parole tu non capisci che nn voglio più ascoltare il tuo stereo con quel livello sonoro…. per una serie di motivi…. allora ti uccido, ti tolgo davanti”. Fine della comunicazione. In quel modo l’organismo del “pistolero” ha negativamente reagito allo stress e alla carenza di ascolto da parte della vittima.
Ma allora vi chiedo: lì che tipo di spazio urbano c’è? c’è solo uno spazio privato-personale, oltretutto parzializzato da porta a porta, o c’è un barlume di dimensione sociale? E qualora quest’ultima forma di spazio esistesse, mi dite come viene percepita dai quei residenti o, nello specifico, dall’uomo che ha sparato?
Di una cosa sono certo: che quel tipo di urbanistica, risalente a 3 secoli fa, ha senza dubbio un effetto malefico sul comportamento delle persone, grandi e piccini, che abitano in quelle strade.
Mi piacerebbe tanto che questa mia considerazione fosse detta a chiare lettere dall’ordine dei medici della provincia di fg, cioè da persone che si occupano della salute delle persone, con una tavola rotonda ad altissimo livello scientifico-culturale, aperta ai cittadini e ai politici tipo le patologie del comportamento umano nei quartieri sovraffollati…Anche perché, come rileva il risultato della 5^ risposta del Questionario NuoviQuartieriSettecenteschi, il 44% dei residenio “se potesse cambiare casa, vorrebbe abitare nella stessa zona dei Q700eschi”.
Un caro saluto e a presto.
Ciao Gennaro


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BIBLIOGRAFIA 


consigliata da Gennaro De Capraris sull'Urbanistica intesa come Scienza Umana:




(Per ingegneri ed architetti)


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